Quale alternativa a Renzi La Svezia dopo due legislature vede tornare al governo la socialdemocrazia e la sua coalizione di sinistra contro quella moderata liberale. Più che di un trionfo socialdemocratico si tratta di una debacle delle forze di centrodestra che si sono viste risucchiare consensi dai democratici svedesi, un partito xenofobo che è passato dallo zero al 10 per cento in due sole legislature raddoppiando ora i suoi voti del 2010. La Svezia non ha vissuto una crisi economica grave come quella di altri paesi europei eppure la tendenza politica è la stessa: la paura alimenta gli istinti regressi della popolazione. I liberali, in Svezia come nel resto di Europa non si dimostrano argine sufficiente e perdono voti in modo costante. Ci si preferisce rifugiare nelle capacità di gestione della vecchia socialdemocrazia per quanto rinnovata poco o niente, anche se il modello socialista scandinavo è stato all’avanguardia. Il voto in Svezia è sulla falsariga di quello prossimo annunciato in Gran Bretagna, dove c'è il rischio di una secessione scozzese, e soprattutto della Francia, dove il fronte moderato, prima e quello socialista, poi, hanno subito una poderosa sconfitta a favore del nazionalismo di Marina Le Pen. In Germania cattolici e socialisti sono costretti ad un blocco unico per fronteggiare l’avanzata delle destre dopo che i liberali sono stati schiacciati, mentre la Spagna è ancora un caso a sé. Tutta l’Europa dell’est è un coacervo di movimenti nazionalisti come se ne vedevano negli anni trenta. Conclusosi il dominino sovietico lentamente hanno rialzato la testa, Ucraina inclusa. In Grecia abbiamo visto le peripezie di Alba dorata e poi c’è l’Italia in cui Grillo ha raccolto un po’ di tutto e si alleato in Europa con Farage. Il fatto che Farage e Le Pen non si parlino, non dipende dalle loro differenze, ma dalle loro eguaglianze. Da nazionalisti estremisti quali sono, riproducono la competizione secolare tra Francia ed Inghilterra che risale a prima della guerra d’indipendenza americana. La costruzione europea nata con l’intenzione di cancellare rivalità storiche che hanno diviso il continente rischia di poter dimostrarsi talmente debole da restare travolta da tutte queste tensioni. Riuscire a mantenere un amalgama fra il nord, l’est ed il sud dell’Europa, potrebbe rivelarsi a breve un’impresa impossibile. Nel caso di un’ implosione, le ricadute sarebbero incalcolabili. La grande mobilitazione politica avvenuta in Germania contro l’antisemitismo sembra quasi una risposta su larga scala ad un fenomeno che è tornato a prendere vigore e che affiora anche da noi. Gli spettri più funerei sono tornati a volare sull’Europa, non considerarli sarebbe fatale. Il centro destra italiano che si vorrebbe ricostruire con l’alleanza con la Lega sembra patire di cecità. La Lega non è più un movimento federalista e non è nemmeno un movimento secessionista, è semplicemente un alleato del nazionalismo francese. Un nazionalismo francese che ha concepito come unitaria la sola repubblica cisalpina. Per il resto Venezia poteva restare all’Austria e da giù fino a Napoli, andavano bene gli stati della Chiesa, visto che superati quei c’erano i Borboni fino al 1860. Come possano pensare Alfano e Toti di fare una coalizione “moderata” con questa Lega è incomprensibile. Tanto più che Alfano, ma anche Toti sulle riforme, sostengono il governo Renzi che Salvini vorrebbe abbattere subito. Il governo Renzi ha preso il 40 per cento del voto degli italiani nelle ultime elezioni europee su una speranza di cambiamento e di rinnovamento profondo del Paese. La speranza di non venire riconsegnati agli appetiti sciovinisti e populisti che si agitano da noi e nel resto di Europa. Non possiamo non criticare Renzi perché non riesce a realizzare le sue promesse o perchè ancora non ci è riuscito, ma realismo impone che prima di poter elaborare un’alternativa liberal democratica al suo governo, ce n’è una populista. xenofoba ed antieuropea a portata di mano. Per cui forse è il caso di iniziare a porsi il problema di come aiutare il premier ed il suo governo a non deludere le tante aspettative sollevate nel paese. Roma, 16 settembre 2014 |